Calipso, American Wheat
Siamo in america e, ovviamente, in tema luppolo. Qualcosa di fresco, beverino e dissetante, con quel chiaro aroma da luppolo, non resinoso né fruttatone: questa la mia idea di American Wheat, questo ciò che cerco. A ben guardare il BJCP, non mi discosto tanto dalla definizione dello stile
birre di frumento rinfrescanti che possono avere più carattere luppolato e meno da lievito delle cugine tedesche. La fermentazione ben fatta permette l’equilibrio tra il gusto di pane e l’amaro da luppolatura piuttosto che il gusto di lievito.
Nel documento viene accennato anche a ciò che secondo me fa la differenza tra una buona interpretazione dello stile ed un perfetta: l’intensità del luppolo. Amaro a parte (che non deve assolutamente essere preponderante), la componente luppolata non è l’unica protagonista per quanto riguarda aroma e gusto. Il malto in poche parole deve fare da buona controparte, esagerando potremmo dire che è quasi il protagonista; equilibrio, dunque. Una sfida per me.
Nella mia testa avevo dunque questi elementi: birra non troppo amara (anzi, molto morbida), con un’acidità da frumento che pulisce il palato e disseta, contributo del lievito il più nascosto possibile, una parte luppolata di spicco, più sull’agrumato ma anche decisamente floreale, piuttosto che sulla resina. D’estate sarebbe stata una delizia.
La ricetta
- OG: 1040
- FG: 1008
- ABV: 4.3
- IBU: 19
- EBC: 5.5
Sul malto, non abbiamo molto da dire. Pils e Frumento (tedesco) uniti ad un po’ di malto acido per aggiustare il PH hanno lavorato bene da soli. Un mash con un protein rest a 55°C per 15 minuti ed in seguito uno step di saccarificazione a cavallo esatto tra alfa e beta amilasi per l’ammostamento. Il lievito è ovviamente American fatto lavorare a 18°C, per ottenere un profilo il più neutro possibile. Una buona dose di ossigeno e nutrienti insieme ad un mosto molto limpido avranno certamente detto la loro.
Sul luppolo invece ho concentrato tutta la mia attenzione. Rimanendo basso con l’amaro, usando Magnum in first worth hopping ho successivamente luppolato a cinque minuti e, a parte il dry hop, nient’altro. La mia scelta è ricaduta su tre luppoli: Amarillo, Equinox e Golding. Il primo è stato utilizzato in dosi maggiori, il secondo per donare complessità, usato in dosi simili al terzo che è stato inserito per dare un tocco europeo, floreale e vagamente terroso. Per le dosi a freddo mi sono basato sull’aroma all’apertura del sacchetto.
Assaggio versione 1
Dry hop di 2.5gr litro. Al naso presentava una discreta presenza di cereale con in primo piano una carattere di luppolo fresco. Il pompelmo la faceva da padrona, seguiva un carattere simile al limone e in sottofondo fiori, alternati a una leggera nota speziata e pepata (su cui non giurerei, viste le mie discrete doti degustatorie). All’aspetto si presentava di un bel biondo, molto limpida per merito del condizionamento a freddo di una settimana, con una bella schiuma di trama fine ben persistente (eh, ci credo, con tutto quel frumento!). In bocca l’acidità era presente ma gradevole, il carattere maltato emergeva maggiormente rispetto al naso e finiva con una buona componente agrumata che, col passare dei mesi, ha lasciato il posto al floreale. Nel complesso una birra più che soddisfacente che è piaciuta molto agli amici homebrewers, a tal punto che metà della produzione è finita a loro.
Assaggio versione 2
Versione fatta ad inizio estate per essere bevuta col caldo, dunque un filo più bassa come OG. Dry hop di 2gr litro (volevo dare più risalto al malto). Al naso come sopra, con cereale forse più in primo piano. Di pompelmo questa volta ve ne era ben poco (forse luppolo un po’ più scarico?), meglio per la componente limonosa, e poi… fiori, fiori e ancora fiori: una birra che esplodeva nel floreale. All’aspetto come sopra (eh, ci credo, con tutto quel frumento!). In bocca so solo che era molto dissetante e che quella leggera ma percepibile acidità da frumento rimaneva piacevolmente crispy. Come al naso, stupiva per la preponderanza della componente floreale.
Complice il caldo atroce dell’estate 2017 è durata ben poco… anche perché, essendo finita solamente in fusto, si sa che una volta aperta la birra bisogna sacrificarsi per finirla al più presto possibile. E poi, diciamocelo, quando si lavora in rosticceria al caldo, ad un bel bicchiere di birra fresca e leggera non si dice mai di no.
Che dire, di questa birra sono veramente soddisfatto, mi piace e piace alle persone a cui l’appioppo. Certamente non è una birra che se la può contendere a braccio di ferro con un Barley Wine… di contro, nella sua semplicità e nel suo equilibrio (siamo pur sempre in america), si fa bere in ogni occasione.